Anche questa estate chi si è recato nelle spiagge della Sicilia sud orientale ha trovato arenili sempre più ristretti. La linea della costa arretra, il mare invade i lidi, le dune si assottigliano. Un grave danno ambientale oltre che economico.
Uno studio effettuato dal progetto LIFE Leopoldia ha stimato, sulla base di foto aeree, che negli ultimi 50 anni nella zona di Macconi di Gela la linea di costa ha subito un fortissimo arretramento con picchi di circa 250 m. Del resto basta interrogare i bagnanti, che ricordano spiagge in media più ampie di almeno 30 metri.
Considerando che parliamo di più di 80 km di costa, tra Gela e Pozzallo, ci rendiamo rapidamente conto di quanti ettari di terra sia stata erosa dal mare negli ultimi anni, terra coltivata o utilizzata per scopi turistici e il fenomeno non accenna ad arrestarsi.
Perché questo succede? E perché invece fino agli anni ‘50 queste stesse spiagge avanzavano?
L’arretramento della linea di riva è frequentemente associato alla demolizione delle dune, all’abusivismo nelle zone costiere e demaniali, allo sbarramento di corsi, torrenti ed alvei che impedisce l’apporto di sabbie per i litorali.
I sistemi dunali costituiscono allo stesso tempo un argine naturale alle acque alte, una protezione per gli ambienti di retrospiaggia e un accumulo di sabbia in grado di alimentare la spiaggia e quindi di contrastare in parte gli effetti dell’erosione. Da qui l’importanza della salvaguardia o ricostruzione delle dune costiere.
Le dune sono un sistema mobile ed estremamente fragile, la rimozione della vegetazione, il calpestio o addirittura lo sbancamento provocano l’ingresso di vento e acqua che portano la sabbia verso l’entroterra dove sono sorte strade, costruzioni che non sono in grado di trattenerla .
Cosa fare?
Le soluzioni tecniche per difendere la costa non sono semplici e non sempre sono attuabili, almeno nell’immediato. La cosa più importante sarebbe cambiare il nostro modo di guardare al territorio costiero e pensare ad interventi su larga scala di ricostruzione del cordone dunale. I costi sono sicuramente altissimi, molte strade costiere, parcheggi e altre opere pubbliche dovrebbero essere rimosse, molti privati dovrebbero rinunciare a parte dei loro terreni. L’alternativa però è che queste stesse cose le faccia il mare in qualche anno e nel frattempo sono enormi i costi di manutenzione di strade e opere sul mare.
Dimenticare il problema non lo risolve, agire con più lungimiranza oggi, come 10 anni fa, ci permetterebbe di godere di un patrimonio intatto. Ci auguriamo che pubblico e privato si incontrino per realizzare un grande obiettivo di recupero di tutta la costa meridionale della Sicilia.
L’intervento di ripristino del cordone dunale effettuato recentemente dall’Azienda Foreste, con successo, a Randello (RG) mostra come si possa ancora fare qualcosa. Le barriere frangivento in cannicciato alte 200 cm, collocate lo scorso anno, sono oggi piene di sabbia e su di esse ricresce la vegetazione dunale. Proviamo a cambiare rotta.