Secondo il rapporto delle Nazioni Unite (Plan Bleu UNEP MAP – 2006) sullo stato di salute del Mediterraneo e degli ambienti naturali costieri, più del 40% dei litorali è cementificata, con una prospettiva di incremento di oltre il 50% entro il 2025 (ISPRA, 2009). Negli ultimi 50 anni la popolazione dell’Unione Europea che vive lungo le coste è più che raddoppiata, raggiungendo in Italia circa il 60%.
La Sicilia, dopo il Veneto, è la regione che presenta la più alta urbanizzazione a rischio (250 km2 nel raggio d’influenza dell’erosione costiera) che si esplica in gran parte per la presenza di una densa popolazione lungo le coste in città come Palermo, Messina, Catania e Siracusa (EUROSION, 2004). Sulle aree soggette ad erosione vivono circa 900.000 abitanti, facendola così rientrare tra le 4 regioni italiane più esposte, in ter-mini di popolazione, a rischio.
L’arretramento della linea di costa può portare radicali trasformazioni in aree che, come quelle siciliane, ospitano agglomerati urbani, zone residenziali e turistiche, aree a coltivo. Quando queste trasformazioni si manifestano rapidamente e fuori dal controllo dell’uomo possono recare gravi danni al territorio come agli insediamenti produttivi agricoli e turistici.
L’erosione costiera non è un fenomeno naturale estraneo alle attività antropiche. Lo studio Eurovision, condotto dall’Unione Europea nel 2004 ha quantificato l’impatto dell’erosione costiera e ha stimato le azioni necessarie per contenerla. Dallo studio risulta che la gran parte dei fenomeni erosivi è attruibile alla cementificazione della fascia costiera e dei bacini idrografici.
Per cotrastare il fenomeno il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato nel 2010 la decisione di ratificare il Protocollo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC). Si tratta di un documento che mira a proteggere gli ambienti naturali e a promuovere il benessere economico e sociale delle zone costiere, dove obiettivi ambientali e socioeconomici sono intimamente e indissolubilmente legati, mettendole in condizione di ospitare comunità moderne e dinamiche. Con questo protocollo i Paesi firmatari si impegnano ad adottare le misure necessarie per conservare o ripristinare la capacità naturale della costa di adattarsi ai cambiamenti inclusi quelli riconducibili al rischio di risalita del livello del mare.
Su questi temi oggi si gioca la sostenibilità dell’impatto antropico sulle coste e il Life+ Leopoldia intende sensibilizzare le popolazioni locali per portare avanti i principi di una gestione integrata delle coste e soprattutto salvare nelle aree protette gli ultimi lembi di sistemi dunali e il loro habitat.
È stato realizzato un documento intitolato “Linee guida per fronteggiare l’erosione costiera”. Si tratta di uno strumento sintetico, utile a cambiare l’approccio consueto rispetto alle pratiche di pianificazione come di concreta gestione verso le coste e verso i sistemi dunali che ospitano.
Le dune sono elementi fondamentali del paesaggio costiero sabbioso e svolgono un’importantissima funzione tampone, di carattere sia fisico che ecologico-naturalistico. L’importanza ecologica delle dune risiede nelle loro comunità vegetali, e negli habitat unici a cui va aggiunto il ruolo di corridoi ecologici in ambiente costiero. Allo stato di conservazione delle dune e delle spiagge è strettamente legato quello di altri importanti ecosistemi costieri e marino-costieri. Infine non deve essere trascurata la loro forte valenza paesaggistica e il loro particolare fascino, che possono rappresentare un elemento fortemente attrattivo per la frequentazione turistica e per la fruizione balneare.
In altri termini è evidente l’interesse economico delle spiagge ed è evidente che qualunque loro uso e gestione vada attentamente studiato e pianificato nei termini dettati dal Protocollo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) per fronteggiare al meglio i fenomeni erosivi cui stiamo andando incontro in questi ultimi anni.